Interferenti endocrini: nessun allarmismo correlato ai cosmetici

14/03/2017

Cosmetica Italia interviene per fare chiarezza rispetto ad alcuni messaggi sulla sicurezza dei prodotti cosmetici e dei loro ingredienti veicolati nel servizio “Ciao maschio” andato in onda durante la trasmissione Presa Diretta su RAI 3 lunedì 13 marzo.

Nel corso del servizio si è affrontato il caso della progressiva “femminilizzazione” del sesso maschile, indicando come causa di questo fenomeno alcune sostanze chimiche accusate di interferire con il sistema endocrino, perché in grado di mimare l’azione degli ormoni femminili. Tuttavia, se una sostanza ha il potenziale di mimare l’attività di un ormone, non significa che interferirà con il sistema endocrino o addirittura lo distruggerà: occorre considerare un insieme di fattori, il più importante dei quali è la capacità di produrre effetti dannosi sull’organismo umano, nonchè la quantità di sostanza presente nel prodotto e la sua potenza relativa[1].

Questo principio è stato ben evidenziato da alcuni accademici di fama internazionale, che hanno sottolineato come, paradossalmente, anche l’acqua potabile potrebbe essere identificata come potenziale interferente endocrino per la sua proprietà di stimolatore dell’attività endocrina a livello renale[2].

Durante la trasmissione è stato indicato come esempio di interferente endocrino il benzofenone-3, usato nei cosmetici come filtro UV: in realtà autorevoli studi scientifici hanno permesso di calcolare che questa sostanza ha una capacità di esprimere effetti estrogeni 1,5 milioni di volte inferiore agli ormoni usati nelle pillole contraccettive. Quindi la sua potenza relativa è così bassa che anche applicando enormi quantità di cosmetico contenente benzofenone-3 (per assurdo il contenuto di migliaia di confezioni di prodotto solare ogni giorno) non ci sarebbero conseguenze negative sul nostro sistema endocrino.

Sono stati inoltre citati gli ftalati, un gruppo di sostanze chimiche principalmente impiegate per ammorbidire la plastica. L’uso cosmetico nell’Unione Europea è limitato al Dietilftalato (DEP), che può essere presente in dosi minime nei cosmetici contenenti alcol etilico, in quanto è aggiunto a quest’ultimo in piccole quantità allo scopo di renderlo amaro e quindi imbevibile.

Il Dietilftalato è stato ampiamente studiato e il suo impiego è stato giudicato sicuro nei prodotti cosmetici grazie all’attenta valutazione del Comitato Scientifico per la Sicurezza del Consumatore (SCCS), l’organismo indipendente della Commissione europea composto da autorevoli scienziati e ricercatori provenienti da diversi paesi dell’Unione Europea.

Anche il Triclosan, utilizzato nei dentifrici per la riconosciuta efficacia contro un ampio spettro di batteri, è stato messo in discussione nel corso della trasmissione. Tuttavia, SCCS ha preso in considerazione la notevole quantità di dati scientifici disponibili ed è arrivato alla conclusione che l’uso del Triclosan nelle concentrazioni e nei limiti previsti dalla normativa è sicuro per il consumatore.

Tutti i prodotti cosmetici devono rispettare il Regolamento europeo 1223/2009 che ne garantisce la sicurezza e, di conseguenza, tutela la salute dei consumatori, con particolare attenzione verso i gruppi di popolazione considerati più vulnerabili, quali neonati, bambini e donne in gravidanza.

Al sito www.abc-cosmetici.it, voluto dall’Associazione nazionale delle imprese cosmetiche per instaurare un contatto diretto con consumatori e utenti, sono affidati informazioni e approfondimenti per meglio conoscere i prodotti cosmetici e il loro utilizzo.

 

[1] La potenza relativa è la modalità impiegata per comparare la “forza” di due sostanze diverse nel produrre un effetto. Essa mostra che se vengono ingerite uguali quantità delle due sostanze che hanno potenza differente si otterranno effetti diversi.

[2] “For instance, dihydrogen oxide (i.e. water) exposure affects adrenal aldosterone, renal rennin and hepatic angiotensin levels, and in high doses causes death. Therefore, based exclusively on the hazard approach, water should be considered (and labelled) as an endocrine disrupter” (tratto da Toxicology. 2013 Dec 6;314(1):51-9. A plea for risk assessment of endocrine disrupting chemicals. Testai E, Galli CL, Dekant W, Marinovich M, Piersma AH, Sharpe RM. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23939142).

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