Prodotti cosmetici e sicurezza del consumatore: i casi di talco e PFAS

Domenica 17 marzo la trasmissione Indovina chi viene a cena (Rai Tre) ha affrontato il tema della sicurezza del talco. I contenuti proposti hanno ripercorso diversi aspetti legati all’argomento, distinguendo in particolare tra talco contaminato da amianto e talco puro.

Se da un lato nel corso della trasmissione è stato chiarito l’elemento di pericolosità legato al talco contaminato da amianto e perciò vietato, dall’altro sono stati sollevati interrogativi rispetto alla sicurezza anche del talco puro, quindi non contaminato da amianto.

Considerato l’utilizzo di quest’ultimo ingrediente in diversi cosmetici di utilizzo quotidiano, Cosmetica Italia – Associazione nazionale imprese cosmetiche ritiene fondamentale segnalare alcuni messaggi a favore della corretta comunicazione e informazione al consumatore, ricordando innanzitutto in che modo viene garantita la sicurezza dei cosmetici immessi sul mercato europeo.

Questi devono rispettare il Regolamento europeo 1223/2009 che garantisce la sicurezza dei prodotti e tutela la salute dei consumatori. Si tratta di una delle normative più severe a livello mondiale; in particolare, l’art. 3 stabilisce che qualsiasi prodotto messo a disposizione sul mercato, se usato in condizioni normali o ragionevolmente prevedibili, è sicuro per la salute umana.

Per poter essere commercializzati, tutti i cosmetici devono essere conformi alle disposizioni previste dal Regolamento europeo, sotto la responsabilità di una Persona Responsabile, che deve affidare ad un esperto qualificato, chiamato Valutatore della Sicurezza, la valutazione della sicurezza di ogni prodotto per tutelare la salute dei consumatori.

A questo scopo il Valutatore ha il compito di raccogliere tutti i dati tossicologici delle materie prime che costituiscono il prodotto. Questa valutazione considera la sicurezza del prodotto finito, così come quella di ciascun ingrediente impiegato, come e dove il prodotto è usato, da chi e quanto spesso.

Queste norme riguardano tutti i cosmetici, anche quelli che contengono talco come ingrediente e che, proprio perché rispettano tutte le restrizioni e i controlli previsti dal Regolamento europeo, sono sicuri. Nella filiera del prodotto cosmetico il talco viene controllato dai fornitori di materie prime per verificare l’assenza di asbesto o altri materiali in forma fibrosa.

La materia prima viene analizzata qualitativamente e quantitativamente sia dai fornitori della sostanza che dai produttori del prodotto finito per verificare l’assenza di asbesto. Infatti, le potenziali impurezze legate alla materia prima talco sono note all’industria cosmetica e quindi costantemente controllate per tutelare la salute del consumatore, pilastro fondante del settore assieme alla sicurezza del prodotto.

Va inoltre sottolineato come la comunità scientifica non si sia mai espressa in maniera univoca e definitiva in merito ad una possibile correlazione di causa – effetto tra l’utilizzo di talco e l’insorgenza forme tumorali. Al contrario si possono citare alcuni autorevoli pareri che vanno in direzione opposta

Rispetto ai dubbi sollevati negli anni in riferimento alla possibile correlazione tra utilizzo di talco e cancro ovarico, si è espressa anche l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, “nei principali studi non vi è una correlazione tra uso di talco e aumento del rischio. Un piccolo aumento del rischio è emerso in studi retrospettivi, in cui i dati raccolti erano basati sui ricordi delle persone intervistate e quindi meno affidabili rispetto a studi sperimentali”. Inoltre “in nessuno studio è stata notata una relazione tra uso di talco a livello inguinale (o addirittura all'interno della vagina) e aumento del rischio, né è stata individuata una relazione tra frequenza e/o durata del consumo di talco e possibilità di sviluppare la malattia (una relazione invece quasi sempre esistente nel caso dei carcinogeni)”.[1]

Anche in merito alla correlazione tra uso del talco e insorgenza di patologie respiratorie, sempre l’AIRC fornisce un ulteriore elemento di rassicurazione. “Il talco viene infatti impiegato anche in una procedura medica, chiamata pleurodesi, per curare alcuni disturbi respiratori: in quel caso polvere sterile di talco viene distribuita direttamente sul rivestimento dei polmoni, e la procedura non sembra avere mai comportato un aumento di rischio di cancro del polmone”.[2]   

La trasmissione Indovina chi viene a cena ha inoltre evidenziato la proposta avanzata dalle autorità olandesi di classificare il talco come CMR2.[3] Tuttavia, anche a questo proposito, Cosmetica Italia vuole fare chiarezza. Gli studi alla base di questa proposta, infatti, risultano non attendibili e con limiti evidenziati dagli stessi autori. La proposta olandese si basa essenzialmente su uno studio condotto da un autorevole ente degli Stati Uniti, ma soffre di un vizio di sostanza. Tale studio, piuttosto datato, è basato su un protocollo che alcuni anni dopo è stato invalidato dagli stessi autori, poiché produceva dei "falsi positivi” nella valutazione della cancerogenicità, inducendo quindi a pensare che la sostanza testata, nella fattispecie il talco, fosse erroneamente considerata carcinogenica.

In chiusura, la trasmissione ha toccato un ulteriore tema, quello dei PFAS (ingredienti per - e poli-fluoroalchilici), in particolare ha evidenziato la loro sospetta interferenza con il sistema endocrino e riproduttivo e la loro lunga permanenza nell’ambiente acquatico con impatti per la salute animale e umana.

A questo proposito si segnala innanzitutto che nei cosmetici, categoria citata nel servizio, non sono abitualmente utilizzati i PFAS. Tuttavia, l’industria cosmetica europea, a seguito della discussione a livello europeo sulla necessità di interrompere l’utilizzo industriale dei PFAS, e alla luce del piano d’azione della Commissione europea per la Chemicals Strategy for Sustainability Towards a Toxic-Free Environment (CSS), uno dei pilastri principali dell’European Green Deal, è già intervenuta con decisione. Nello specifico, Cosmetics Europe (associazione europea dell’industria cosmetica) ha indirizzato a tutte le imprese del settore una raccomandazione, per eliminare gradualmente i PFAS aggiunti intenzionalmente ai prodotti cosmetici.

La raccomandazione copre i mercati dell’Unione Europea, dello Spazio Economico Europeo e del Regno Unito e la data ultima per l’eliminazione graduale dei PFAS nei prodotti cosmetici è stata fissata il 31 dicembre 2025. La decisione dell’industria cosmetica europea di interrompere volontariamente l’impiego dei PFAS nella produzione di cosmetici, anticipando eventuali future disposizioni legislative restrittive, è ulteriore testimonianza della responsabilità del comparto e della costante attenzione alla sicurezza e alla tutela della salute del consumatore.

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