Analisi di bilancio 2016 (su dati 2015)

01/02/2017

Presentato assieme alle altre attività del Centro Studi, il progetto si è posto i seguenti obiettivi:

  • Evidenziare elementi caratteristici del settore, analizzandone gli economics;
  • Studiare i differenti cluster sia commerciali che dimensionali;
  • Elaborare confronti con settori contigui (es. abbigliamento, calzature, occhialeria….);
  • Proporre uno studio specifico del settore.

Il progetto consiste nell’analisi e lo studio delle voci di bilancio aggregato del settore cosmetico, con valutazioni per insiemi di imprese relativamente omogenee per permetterne il confronto attraverso indicatori delle chiavi di prestazione (KPI).

Il database Plimsoll “Cosmetici e prodotti per toeletta” che dava origine a indicatori non coerenti i plausibili, è stato accuratamente perimetrato, utilizzando le seguenti chiavi di ricerca:

  • Società Attive;
  • Società con fatturato superiore agli 800 mila euro;
  • Codice Ateco 20.42.00 unitamente a imprese con descrizione nell’oggetto sociale delle seguenti parole chiave: produzione prodotti cosmetici, fabbricazione prodotti cosmetici, prodotti per toeletta, produzione o fabbricazione saponi , e soci di Cosmetica Italia.

Si è individuata una base confrontabile di 540 aziende con un fatturato aggregato, in larga parte caratterizzato da produzione cosmetica, prossimo ai 13.000 Mio euro, rappresentate da 375 aziende associate a Cosmetica Italia.

Anni elaborati: 2013, 2014 e 2015. Viene inoltre proposta l’elaborazione del 2008 per consentire valutazioni nel periodo a cavallo della crisi.

 

Highlights

Dal 2012 al 2015 si assiste a una ripresa generalizzata degli indici di redditività anche se in misura inferiore da parte delle grandi imprese estere che adottano strategie di vendita focalizzate sui volumi.

La struttura finanziaria dell’industria non esprime nessuna perplessità nel lungo termine in merito alla copertura degli investimenti fatti, soprattutto per canali in ripresa come la profumeria e, in lenta ma in continua crescita, come la farmacia.

La leva finanziaria (leverage) è in lieve deterioramento per le piccole e medie imprese italiane, fenomeno positivo perché esprime un rapporto tra debiti e patrimonio netto soddisfacente.

L’incremento del costo del lavoro delle grandi aziende italiane e nei comparti come il mass market e l’erboristeria, è legato a una opportunità politica di qualificazione del personale.

 

Confronto 2008 - 2015

Nei sette anni di attraversamento della crisi, i dati di bilancio e i relativi indicatori (sul medesimo campione di analisi), evidenziano la ripresa degli indici significativi:

  • Copertura degli immobilizzi: passa da 4,4% nel 2008 a 6,0% nel 2015;
  • ROS: passa dal 4,1% nel 2008 al 4,2% nel 2015, tornando ai valori del 2008;
  • ROE: passa dal 5,6% nel 2008 al 8,5% nel 2015.

Segna andamenti più rallentati l’EBITDA/Fatturato che negli ultimi due esercizi è cresciuto mediamente del +0,4%, ma tali performance non contribuiscono ancora al ritorno dei valori pre-crisi, passando dal 12,7% nel 2008 al 11,9% nel 2015. Crescita flat per il leverage, a conferma di una dinamica finanziaria non ancora guarita dopo i pesanti indebitamenti durante la crisi. Sono infatti ancora sottodimensionate le propensioni degli investitori terzi e esteri.