Congiunturale 2015 - secondo semestre

15/12/2015

La rilevazione congiunturale online di fine 2015 registra una situazione più ottimistica rispetto ai precedenti esercizi e rimodula il sentiment degli operatori intervistati, orientati verso una più soddisfacente valutazione del mercato interno, ma ancora preoccupati per la lenta ripartenza di alcuni indicatori.

Come accade da alcuni anni, sono le esportazioni a sostenere i fatturati dell’industria, che resta tuttavia meno penalizzata dal mercato interno, in ripresa seppur di pochissimi punti percentuali. A fine 2015 il valore della produzione, il sell-in, cresce del 4,1% per un valore di oltre 9.700 milioni di euro e analoghe crescite sono attese per il 2016: sicuramente sui fatturati impattano in misura evidente le esportazioni, che nel 2015 si avvicinano ai 3.700 milioni di euro, con un trend positivo di oltre dieci punti percentuali.

Il mercato italiano dei cosmetici è sempre meno toccato da quei condizionamenti che da qualche tempo incidevano sulla propensione agli acquisti di larghe fasce di consumatori, senza tuttavia raggiungere i livelli di crisi e stagnazione di altri comparti contigui come la moda, la calzatura e l’home entertainment. A fine 2015 il valore dei cosmetici comprati in Italia supera i 9.400 milioni di euro, con una crescita di poco inferiore al punto percentuale. Le proiezioni per il 2016 sono improntate a un’ulteriore crescita dei consumi, che risentono della rinnovata fiducia dei consumatori. Ancora negativi, ma in attenuazione, i segnali che arrivano dai canali professionali, in contrazione da alcuni esercizi. Riprende la profumeria, mentre il consumo di cosmetici nelle erboristerie, pur a ritmi meno dinamici, continua a crescere. Altrettanto in crescita le vendite nel canale farmacia, così come Il trend della grande distribuzione, mercato sostanzialmente piatto, in realtà sostenuto dalle vendite nei mass specializzati e nelle nuove insegne monomarca.

L’indagine del Centro Studi ribadisce ancora oggettivi elementi di competitività e fiducia, come il costante investimento in ricerca e innovazione e l’ampliamento della capacità produttiva, a conferma della maturità imprenditoriale di un settore industriale toccato marginalmente dalla congiuntura negativa e dinamicamente reattivo alla nuova ripresa.