L’Indagine congiunturale a cavallo tra il secondo semestre 2024 e i primi sei mesi del 2025 relativi al comparto cosmetico italiano conferma la capacità reattiva dell'industria cosmetica nazionale anche a fronte di uno scenario dettato da criticità e nuovi equilibri.
Infatti, le proiezioni di chiusura del 2024 evidenziano un valore del fatturato delle imprese cosmetiche superiore ai 16,5 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2023) e una previsione per il 2025 di 17,7 miliardi di euro (+6,9% rispetto al 2024). Sui livelli di produzione prosegue l’assorbimento della leva inflattiva, in netto calo rispetto alle dinamiche registrate a fine 2022.
Un importante contributo ai livelli del fatturato cosmetico è dato dall'export, fortemente in crescita già dal 2021, con una stima positiva a chiusura del 2024 di circa 12,5 punti percentuali e con il valore record che si avvicinerà a 8 miliardi di euro, in un contesto in cui la manifattura italiana, nel suo complesso, sta accusando gli effetti della domanda internazionale. Le proiezioni al 2025 vedono per l’export dell’industria cosmetica italiana una ulteriore crescita dell’8,5%, per un valore che supererà gli 8,6 miliardi di euro, grazie alla buona diversificazione dell’offerta.
Nell’arco di vent’anni il peso dell’export sul totale del fatturato dell’industria cosmetica in Italia è raddoppiato, passando dal 23% del 2003 al 48% di fine 2024 con significativo e progressivo contributo ai valori di fatturato totale del comparto. Inoltre, nello stesso periodo, se consideriamo il solo valore assoluto, le esportazioni di cosmetici Made in Italy sono più che quadruplicate passando da 1,8 a poco meno di 8 miliardi di euro.
Ci sono tuttavia fenomeni geopolitici su cui impatta il futuro delle strategie di internazionalizzazione dell’industria cosmetica in Italia.
Primo fra tutti l’interesse verso la Groenlandia derivante dallo sfruttamento delle risorse minerarie dell’isola, ricchissime e inesplorate, e dalla navigazione sempre più praticabile su rotte che riducono drasticamente tempi e costi di trasporto.
Altro punto chiave è rappresentato dalla siccità che pone l’attenzione anche al Canale di Panama (concentra ad oggi quasi il 6% degli scambi globali via mare; di questo, il 40% è statunitense): il dislivello tra le due sponde del sistema di chiuse idrauliche hanno limitato i passaggi e fatto aumentare le tariffe nonostante sia uno snodo imprescindibile dei flussi commerciali tra Estremo Oriente e Stati Uniti in quanto offre un tragitto più diretto rispetto alla rotta via Suez.
Lo scenario dei flussi commerciali internazionali è in profondo cambiamento, il futuro nel breve-medio termine porterà al consolidamento di alcuni mercati rispetto ad altri e, come sempre, l’industria cosmetica italiana trasformerà questi mutamenti in opportunità.
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